20 maggio 2006

Alla Spagna

Il 23° concerto è dedicato alla Spagna. Per la precisione ad Isaac Albéniz, Joaquìn Rodrigo, Lorenzo Palomo e Cristòbal Halffter.
Ospite d'eccezione Pepe Romero, istrione e virtuoso della chitarra classica. Adatto sicuramente a questo tipo di repertorio. Nato in Spagna e secondo figlio della "Famiglia reale della chitarra".

Il concerto inizia con la suite espanola op. 47 di Isaac Albéniz. Molto bella l'orchestrazione di Rafael Frubeck de Burgos, direttore d'orchestra della Rai. Opera per pianoforte scritta nel 1886 e offerta alla regina di Spagna. La suite è una ricerca della tradizione folclorica spagnola. Allegra e vivace. I tempi degli otto movimenti si alternano fra un allegro, un allegro non troppo e un allegro moderato. Inizialmente l'opera contava solo quattro movimenti, nonostante ne annunciasse otto. Gli altri brani furono aggiunti postumi, traendoli da altre composizioni.

Si prosegue con il concierto de Aranjuez, per chitarra e orchestra di Joaquìn Rodrigo. Aranjuez è una città a sud di Madrid, situata su un altipiano a circa 500 metri di altezza sul fiume Tago. Vi ha sede la residenza estiva reale. L'opera intende evocare e svelarci l'atmosfera che si doveva respirare in quel luogo nel XVIII secolo. Ma è anche un banco di prova per il solista, talvolta chiamato ad imitare con la chitarra strumenti come l'arpa o il clavicembalo.
Dei tre movimenti, il più significativo è l'Adagio centrale, nel quale viene enfatizzata l'espressività e la sensibilità dell'opera. Nel quale è presente sia il calore affettivo ispanico sia l'effusione melodica barocca.

La prossima opera è Nocturnos de Andalucia di Lorenzo Palomo, compositore profondamente influenzato dalle tradizioni musicali della sua terra d'origine: l'Andalusia.
La suite è dedicata al chitarrista Pepe Romero. E' un omaggio alla forza vitale del flamenco.
I movimenti sono quattro:
Sonrisa truncada de una estrella. Il firmamento risplende nella notte chiara; questa stessa notte un giovane valente vedrà troncata la sua vita come il sorriso di una stella. Come in un sogno fatidico suonano le cinque: l'ora della festa. L'orchestra irrompe in un lamento, con trombe ed archi.
Ràfaga. Un alito di vento turba la quiete della notte. Il brano è scritto in tempo di zapateado: danza andalusa dall'andamneto rapido. Danza sostenuta ritmicamente dai piedi del ballerino; il suo nome infatti deriva da zapatear: battere con le scarpe per terra.
Nocturno de Còrdoba. Nella notte profumata di Cordòba i suoni della chitarra cadono come gocce di rugiada sulle foglie degli aranci e dei gelsomini.
El tablao. Il tablao è una piattaforma di legno su cui danzano i ballerini di flamenco. L'ultimo movimento è dedicato ad un ricordo della gioventù di Lorenzo Palomo. Infatti si parla dello Zoco, penso che sia un quartiere di Cordòba, dove in estate si improvvisavano danze di flamenco.
E' dal contatto diretto con gli artisti di questa danza che trasse l'ispirazione per comporre l'intera opera.

Il finale è dedicato a Cristòbal Halffter, compositore madrileno. L'opera è Tiento del primer tono y Batalla imperial. E' un lavoro di rielaborazioni di fonti antiche. Infatti la rivisitazione di Halffter vede come protagoniste due composizioni per organo a cavallo tra Cinquecento e Seicento. Un percorso che lo vedrà risalire alle radici della musica spagnola.
Si incomincia con Tiento del primer tono, riassaporando sulla tavolozza dell'orchestra le tracce evidenti della polifonia organistica rinascimentale. Un tema che parte dalle sole viole per disperdersi in una polifonia monumentale, con più di cinquanta parti indipendenti.
Sembrano quasi una liberazione le battute introduttive alla Batalla imperial dove tutta la potenza dell'orchestra esplode fragorosamente, suonando una sola nota ribattuta. A dominare è il ritmo, in una solare palpitazione di timbri.

Una curiosità è che tra i colori dell'orchestrazione emerge un tema corrispondente alla notazione alfabetica del dedicatario dell'opera: Paul Sacher.
La notazione alfabetica nasce dalla cultura anglosassone, dove la musica trasmetteva messaggi cifrati. Infatti le lettere dell'alfabeto vengono usate per indicare le note della scale:

A=la; B=sib; C=do; D=re; E=mi; F=fa; G=sol; H=si; S=segni si diesis o bemolle

Non è possibile tradurre in musica qualsiasi parola, perchè sono solo queste 9 le lettere usate dalla notazione anglosassone.
Uno dei temi più utilizzati dalla crittografia musicale è quello che si ricava dalle lettere del nome BACH. Decine sono i compositori che ne hanno fatto uso nelle loro opere.

1 Comments:

At 12:13 PM, Blogger elleenne said...

Mi scuso per la qualità della recensione. Abbiate pazienza il repertorio classico spagnolo non lo conosco molto e a dire il vero non lo amo poi così tanto!

 

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